5 – Il forte al tempo delle guerra d’Italia
Nel 1509 la lega di Cambrai, promossa l'anno precedente contro Venezia dal Papa Giulio II e comprendente Francia, Spagna, Impero e altri stati minori italiani, sconfigge nel cremonese ad Agnadello l’esercito Veneziano. Bergamo viene occupata, solo la Cappella, in cui si era ritirato il provveditore veneto, resiste per un giorno al tiro delle artiglierie, ma poi, tradita per denaro da un connestabile bresciano, si arrende.
Nel 1512 Venezia appoggiata dai valligiani bergamaschi tenta la riconquista della città, i francesi si ritirano nella Cappella, con 12 cittadini bergamaschi in ostaggio. Gli assediati erano i pochi necessari alla difesa (60 fanti francesi, 16 donne, 20 bambini e ragazzi e gli ostaggi bergamaschi) comandati da un guascone, tale Odet de Caucens.
All’inizio il de Caucens dal forte sul colle si limitava a tirare qualche colpo di bombarda sulla città. Il danno più grave lo subì la chiesa di S. Vigilio, che venne pressoché rasa al suolo. I resti furono poi spianati sino alle fondamenta e la prima pietra della nuova chiesa fu posata il 10 maggio 1517. Ma l’assedio si protrasse e gli assediati iniziarono a fare delle sortite, sino a che il monte S. Vigilio non risultò tutto bruciato e devastato. Il de Caucens infatti sotto gli occhi dei provveditori veneti e delle loro compagnie, aveva ardito uscire dal forte e distruggere le case limitrofe, facendo bottino e forzando gli abitanti a portare legnami presso il forte, dove edificò un bastione in terra di fronte al dominante colle della Bastia e addirittura procedendo a realizzare delle riparazioni urgenti di cui il forte necessitava.
Fu forse durante questo assedio che i difensori realizzarono un cunicolo di contromina, teso a impedire agli assalitori di realizzare un cunicolo di mina per danneggiare le difese del forte. Il cunicolo, ancora oggi esistente, parte dalla torre di Castagneta e si dirama verso nord ovest e sud est.
Quindi dopo quattro mesi d’assedio il 28 ottobre del 1512 il de Caucens si arrese a onorevoli patti.
Venezia tenne Bergamo per poco, infatti nel giugno del 1513 vi giunsero le truppe spagnole. Il provveditore veneto Bartolomeo Mosto e il castellano Carlo Miani con cento fanti si rinchiusero a loro volta nella Cappella. Gli spagnoli, dopo un blando assedio iniziale in settembre, avendo ricevuto 2000 uomini ed artiglierie, iniziarono dei seri lavori d’assedio, battendo con le artiglierie il forte e scavando gallerie di mina, obbligando così l’8 ottobre i veneziani alla resa, fatta salva la vita.
Nel 1515 gli spagnoli a loro volta sgomberarono Bergamo, lasciando nella Cappella il castellano Canziano Tamarit con 40 fanti e cinque pezzi d’artiglieria. Giunti i veneziani al comando del provveditore Giorgio Vallaresso, avendo l’ordine di riprendere il forte e di spianarlo al suolo, iniziarono le trattative di resa, ma senza risultato. Furono quindi posti cento schioppettieri ad impedire l’accesso di viveri e munizioni. Fu tentato anche un colpo di mano che fallì. Solo il 7 gennaio 1516 da Milano giunse un corpo di Guasconi a dare man forte agli assedianti. E cosi alla testa di 400 guasconi e sette cannoni tornò in Bergamo Odet de Caucens, che da assediato divenne assediante. Postosi all’opera procurò una grande breccia nelle cortine del forte che convinse gli assediati il 21 gennaio 1516 ad arrendersi.
I danni prodotti dalle artiglierie del de Caucens non furono immediatamente riparati, ma poi si provvide in qualche maniera, tanto che il forte giunse, anche se in pessime condizioni, sino al sorgere delle nuove mura venete di Bergamo.